RATATOUILLE Numero 62 - 06 settembre 2019 - INTERVISTA #giovani
Parlare di giovani con i giovani mantiene giovani.

Così simili e così diversi, Davide e Luca mi salutano dall’alto dei loro 191 e 194 cm di altezza, uno con un sorriso a 132 denti, l’altro con un più sobrio cenno del capo. Davide 25 anni, Luca 21.
Ogni volta che varco la soglia di casa loro mi rigenero: l’accoglienza è una dote di famiglia. Dai genitori, che ammiro profondamente (e loro lo sanno) per il modo e la testa con cui questi due ragazzi si pongono nel mondo, a Nonna Leda che immancabilmente mi coccola con un caffè che prepara e mi porta personalmente su un vassoio impreziosito da un centrino di pizzo.
Ho una passione per Nonna Leda e per i suoi occhi sorridenti che sorvegliano questo mondo da 97 anni.
Domanda: Secondo alcune classificazioni questi 4 anni vi pongono in due generazioni diverse.
Davide è un Millennials, generazione Y, mentre Luca sarebbe già della generazione Zeta. Credete
che il vostro approccio al mondo sia diverso?
Davide&Luca: No (all’unisono).
D: Però avete fatto scelte diverse. Se doveste descrivere questo mondo come lo raccontereste?
Davide: Interessante. Dagli anni ’90 ci sono state tante novità, tante nuove tecnologie e innovazioni e noi ci siamo stati proprio dentro. Mi sembra che questi anni abbiano portato grandi salti e che oggi serva un
veloce spirito di adattamento, senza dimenticarsi dei valori importanti che ti insegna la famiglia.
Luca: Interessante ma anche un mondo difficile, complesso, pieno di cose di cui tener conto. Negli ultimi tempi crescono le difficoltà, le guerre aumentano e l’impressione è che questo mondo non sia dei
più pacifici. Nei film di fantascienza è sempre l’essere umano che
porta alla distruzione del mondo per colpa delle sue imperfezioni.
Il futuro dei giovani diventa sempre più difficile.
D: Perché? Vedi l’umanità orientata all’autodistruzione?
Luca: Mi sembra che l’uomo si stia un pò facendo scappare il mondo. Penso allo sfruttamento delle risorse e a come il pianeta si stia deteriorando. Forse non saremo nemmeno noi a vederne la fine, i figli dei figli dei nostri figli, chissà, ma faccio fatica ad essere ottimista: il futuro è incerto, non lo si può ancora definire.
Davide: E’ così. Sentiamo dire molto spesso che per le generazioni future “non c’è un futuro” e alcuni li hanno convinti. Sappiamo che non sarà così roseo come vorremmo e che dobbiamo rimboccarci molto bene le maniche perché c’è tanto lavoro da fare: le garanzie uno se le deve costruire da solo. Però vorremmo crederci nel futuro.
D: Mi dite che è difficile definire il futuro. Luca a che età ti aspetti di poter avere un quadro più chiaro?
Luca: Verso i 30 anni, forse anche dopo. Forse verso l’età dei nostri genitori. Ora come ora non ho un lavoro sicuro, una casa mia, quindi non ho ancora una visione certa di quella che potrà essere la mia vita. Il presupposto è potersi sentire indipendenti e fare i conti con la realtà per... (e senza alcuna interruzione)
Davide: ...capire come gestirsi. Finché uno sta a casa con i propri genitori non ha la percezione piena di cosa significhi gestire le proprie spese, le proprie necessità e il denaro.
D: Di cosa avete bisogno? Cos’è indipendenza per voi? Avere un lavoro stabile oppure avere le competenze per cambiare lavoro tutte lo volte che volete? Stabilità di reddito oppure la possibilità di andare a cercarvelo dove vi pare quel reddito? E’ una casa dove mettere voi stessi e il vostro progetto di vita o è qualcosa più liquido? Magari avere le risorse per affittarla secondo necessità che possono cambiare anche velocemente?
Davide: Indipendenza significa creare qualcosa di fisso sopra il quale costruire tutto il resto. (Luca annuisce con convinzione). Ho provato a guardarla anche da altri punti di vista e la mia impressione è che diversamente si faccia più fatica a gestire tempo e risorse.

D: Pur concordando avete fatto scelte diverse al termine delle scuole superiori, qual’è il motivo?
Luca: A parte la mancanza di voglia di studiare? (risate complici fra fratelli). Diciamo che ho capito di non
essere portato per lo studio: entrare il prima possibile nel mondo del lavoro era prioritario anche perché
sapevo che l’inizio sarebbe passato attraverso situazioni precarie, fatte di tirocini e stage. Adesso ho un
contratto di apprendistato di tre anni e sta andando bene. Alla fine del 2020 potrei passare a tempo
indeterminato e addentrarmi un po’ più in là sulla strada dell’indipendenza.
Davide: A parte il fatto che me studiare piace? (nuovi sguardi di intesa) In particolare volevo continuare a studiare la chimica e dopo il diploma di perito mi sono iscritto all’università. Non è uno studio facile ma se
c’è la passione si supera qualsiasi difficoltà anche in un progetto lungo come quello universitario che,
compresa la magistrale, richiede ben 5 anni. Adesso, valutate le varie opportunità del mondo accademico,
quelle della ricerca e quelle del lavoro sono arrivato alla conclusione che quest’ultimo fosse il più
interessante per me. Ho mandato il curriculum direttamente alle aziende del settore chimico e mi è stato
proposto un contratto di un anno in un laboratorio con prospettive di passaggio a tempo indeterminato.
D: Entrambi avete trovato un lavoro che vi piace. Luca è spesso in trasferta e si sta formando molto
proprio grazie dall’esperienza lavorativa. Tu come l’hai trovato?
Luca: Ho mandato curriculum sia direttamente che tramite agenzia. Alla fine è stato un amico che mi ha
avvertito che l’azienda per la quale lavorava stava cercando nuove risorse e mi sono proposto per un
colloquio. Ne sono entusiasta: l’azienda si occupa di manualistica, in particolare per la documentazione
relativa al processo delle macchine automatiche utilizzate in campo farmaceutico. E’ un’azienda giovane,
intenzionata a crescere, e il mio obiettivo è di crescere insieme all’azienda, nell’azienda.
D: Torniamo alla filosofia: cosa è importante nella vita? E quale la parte più difficile?
Davide: E’ importante la sicurezza di avere al proprio fianco persone che ti vogliano bene, la certezza di
avere una famiglia che ti sorregga. E poi fare esperienze e confrontarsi con gli altri per poter crescere nella
costruzione di sé e della propria autonomia così da sapersi gestire in tutti gli ambiti, lavorativo e anche nel
tempo libero. E’ fondamentale mettersi in gioco e coltivare le passioni per portarle avanti nel tempo. Mi
piace fare tante cose, la difficoltà è la gestione del tempo che non è sempre ottimale. Non è facile capire
le priorità: capita per esempio che le mie priorità personali non coincidano con quelle esterne.
Luca: Condivido: esperienza, famiglia, amici. Aggiungerei anche la fidanzata: una ragazza con la quale
stare bene e che emotivamente ti completa, con la quale parlare di futuro. La difficoltà principale che vedo
io è più, che altro, un timore riguardo il mondo del lavoro, così incerto e instabile. Questo timore porta
sempre con sé un po’ di insicurezza.
D: A proposito di priorità, a me pare che voi siate dei fenomeni, quasi alieni. Nonostante le vostre differenze entrambi avete sempre dato priorità al risparmio.
Avete sempre lavorato, anche quando studiavate e, invece di
spendere i compensi per realizzare qualche desiderio, li avete
sempre messi interamente nel risparmio. Perchè?
Luca: I nostri genitori hanno sempre risparmiato e ci hanno fatto
capire bene il valore dei soldi. Ci hanno accompagnati nell’avere
una visione e comprensione delle cose più utili: anche da piccoli ci
lasciavano scegliere se avere una cosa inutile o se aspettare per poter realizzare qualcosa di più importante. Ad esempio, piuttosto che comprare un nuovo cellulare si
possono tenere i soldi da parte per comprare eventualmente in futuro una macchina.
Davide: Di fronte ai desideri che è normale avere ci hanno sempre chiesto di riflettere un attimo, di non
andar di pancia e di guardare pro e contro, magari aiutandoci con una tabella. Forse anche per questo ci
sembra che non ci siano mai state grandi necessità e che fosse più utile mettere quei soldi da parte.
D: Finite l’uno i pensieri dell’altro, state diventando noiosi. Ditemi la cosa dell’altro che non vi piace.
Davide: Nel senso che... ehm.. boh.. e io, proprio perché... si, no, non dico che... cioè... però...
Luca: ...forse... ogni tanto... come dire... è che... ehm... però poi...
D: Ma davvero? Dai... La cosa che vi piace meno? Niente? Sono cresciuto con due sorelle, volete
suggerimenti?
Davide: Ma si, anche noi abbiamo fatto tutti i bisticci che fanno abitualmente i fratelli ma siamo...
Luca: ...sempre riusciti a risolvere nell’arco di poche ore.
D: Ricominciate?
Luca: E’ sempre stato un buon fratello, c’è sempre stato per me e abbiamo avuto un rapporto di piena libertà e spensieratezza. Caratterialmente siamo totalmente diversi, Davide è molto più espansivo, io sono
timido. Lui è sempre in giro a fare attività mentre io sono portato per istinto a poltrire. Principalmente è
Davide che con tutte le sue iniziative fa scoprire cose nuove anche a me.
Davide: Beh, anche lui mi ha fatto conoscere delle cose ma è vero che potrebbe mettersi un po’ più in
gioco. Voglio dire, non che non lo faccia da solo, è che mi piace molto invitarlo a fare esperienze.
Luca: Davide è bravo a gestirsi e, per il suo carattere ogni tanto è restio a farsi aiutare. In alcuni casi,
potrebbe fare meno fatica ma lo capisco, in questo siamo uguali: entrambi vogliamo riuscire a fare da soli
però vorremmo aiutare l’altro. Abbiamo imparato (quasi) ad aspettare l’eventuale richiesta di supporto.
“Molti oggi parlano
dei giovani; ma non
molti, ci pare,
parlano ai giovani.”
- PAPA GIOVANNI XXIII
D: E veniamo così alle aspettative: dal consulente finanziario cosa vi aspettate?
Davide: Che ci dia consigli... Luca: ...su come vivere... Davide: ...bene e serenamente.
D: Ah.. ecco, un’inezia. Nient’altro?
Luca: Torno al concetto di indipendenza, avere un buon lavoro e un reddito fisso. Poi però bisogna gestire
quel reddito per sfruttarlo al meglio. Il consulente deve essere in grado di gestire a livello finanziario le tue
risorse, ma anche capace di farti capire qual’è la via migliore e l’investimento più utile per te.
Davide: Una consulenza alla pianificazione dei risultati, non tanto a quelli immediati ma quelli che si
possono costruire nel tempo. Credo che le proposte di investimento debbano nascere dal conoscersi
sempre più così che il consulente possa capire chi ha di fronte e adeguare le soluzioni alla persona.
D: Quale ritenete siano le sfide delle vostre generazioni?
Davide: Avere dei coetanei con cui vivi lo stesso tipo di esperienza ti permette di confrontarti e di metterti
in discussione. Allo stesso modo capita di imbattersi in differenze di mentalità così nette da rendere quasi
impossibile comprendersi. Come generazione mi sembra ci venga chiesto di diventare più adulti sempre
prima e indipendenti velocemente. E’ una sfida quotidiana, impegnativa. Dovremmo essere più auto-
consapevoli delle scelte che facciamo, non sempre è così.
Luca: Io ammiro la spensieratezza che trovo spesso nei miei coetanei rispetto a quello che succede nel
mondo. Cerco di farla mia perché alleggerisce la giornata ma, contemporaneamente, mi chiedo se si
rendano conto della reale consistenza delle problematiche che ci troveremo ad affrontare. Vedo che alcuni
miei amici arrivano a fine mese avendo già speso l’intero stipendio e poi devono aspettare il successivo
giorno di paga per poter fare qualsiasi altra cosa. Anche io amo uscire con gli amici ma credo necessario
dare anche importanza e attenzione a costruire una base di risparmio per i progetti del futuro.
D: Per terminare, voi leggete fumetti? Guardate cartoni?
Davide&Luca: No (all’unisono).
Davide: Giochiamo a carte come Magic, un gioco di carte collezionabili che presenta una sfida fra maghi,
e guardiamo gli anime. Al di là di Dragon Ball, ci piacciono gli anime sulle...
Luca: ...serie sportive. Ad esempio sul basket come “Kuroko no Basket” e sulla pallavolo come “Haikyū”.
Non facciamo in tempo a salutarci che Davide è già volato via, atteso in una delle sue attività, mentre Luca si prepara a farsi raggiungere la sua ragazza. Dopo esser sceso dagli scalini che conducono al cancello del giardino antistante casa mi giro un‘ultima volta: sulla porta Nonna Leda accompagna il mio congedo con un sorriso benevolo che le riempie gli occhi e una mano delicatamente alzata.
In quel sorriso c’è tutto l’amore che questa famiglia riesce a trasmettere a chi ha la fortuna di incontrarla.
Alla settima prossima,
Nicola.